Industria 4.0, l’iperammortamento incentiva l’occupazione
A dirlo un report del Centro Studi Confindustria e del Mef: in tre anni il numero di dipendenti è cresciuto dell’11,3% nelle imprese beneficiarie della misura.
L’iper-ammortamento del piano Industria 4.0 ha avuto un impatto positivo sulla trasformazione digitale del sistema produttivo italiano. Ha contribuito in maniera significativa alla crescita dell’occupazione nelle imprese coinvolte dalla misura. A dirlo una recente ricerca del Centro Studi Confindustria e della Direzione Studi e Ricerche Economico Fiscali del Ministero dell’Economia e delle Finanze ha analizzato l’utilizzo dell’iper-ammortamento nel suo primo anno di introduzione (2017) e i suoi effetti occupazionali per le imprese beneficiarie.
L’analisi dei flussi di assunzioni e cessazioni di lavoro dipendente per impresa indica che l’investimento agevolato nel 2017 ha prodotto un effetto occupazionale positivo tra gennaio 2017 e marzo 2019 (ultimo mese disponibile per l’analisi) – spiega il report – La dinamica delle assunzioni nelle imprese beneficiarie dell’iper-ammortamento è stata infatti migliore di quella che si sarebbe presumibilmente registrata in assenza degli investimenti agevolati: +3 punti percentuali in media mensile.
In termini di dinamica occupazionale complessiva, si stima che il numero di dipendenti sia cresciuto dell’11,3% tra la fine del 2016 e marzo 2019 nelle imprese beneficiarie dell’iper-ammortamento nel 2017, contro una crescita del 4,4% per imprese ex-ante simili ma che non avevano utilizzato l’agevolazione fiscale in quell’anno. Ne deriva che l’investimento agevolato in tecnologie 4.0 si stima abbia prodotto una maggiore crescita occupazionale di circa 7 punti percentuali nel periodo considerato.
L’effetto positivo sulle assunzioni si riscontra in tutte le classi dimensionali, dalle micro alle grandi imprese. L’impatto è particolarmente rilevante per queste ultime: nella media di periodo si stimano +10,9 punti percentuali di maggiori assunzioni rispetto a quanto si sarebbe registrato in assenza di investimenti in tecnologie digitali avanzate.
Per effetto degli investimenti in macchinari e attrezzature 4.0 crescono le assunzioni sia al Nord sia al Sud. L’effetto maggiore si registra per quelle con sede legale nel Meridione: nella media di periodo si stima un effetto differenziale pari a +4,0 punti percentuali sulle assunzioni mensili rispetto a quanto si sarebbe registrato in assenza di investimenti in tecnologie digitali avanzate. L’effetto occupazionale positivo per le imprese con sede legale nel Centro Italia, invece, non si traduce in maggiori assunzioni bensì in minori cessazioni: -2,0 punti rispetto allo scenario base di assenza di investimenti in tecnologie 4.0.
Rispetto al profilo dei nuovi assunti, l’impatto positivo degli investimenti in tecnologie 4.0 si registra innanzitutto tra i giovani lavoratori (con meno di 35 anni di età), un risultato coerente con il loro maggior grado di competenze digitali rispetto alla forza lavoro più anziana: +2,4 punti percentuali la stima della maggiore crescita mensile delle assunzioni nel periodo compreso tra gennaio 2017 e marzo 2019, rispetto a +1,4 stimato per i lavoratori over 35. Questi ultimi però hanno potuto beneficiare non solo di una maggiore domanda di lavoro per nuovi assunti ma anche di minori cessazioni di rapporti di lavoro (-0,9 p.p. la minore variazione su base mensile) rispetto a quanto si sarebbe verificato in assenza di investimenti agevolati in tecnologie 4.0.
La maggiore domanda di lavoro da parte delle imprese che hanno acquistato beni strumentali 4.0 ha interessato tutti i livelli di qualifica professionale, anche se con intensità differenti. L’effetto maggiore in termini di assunzioni si riscontra tra gli operai specializzati e i conduttori di impianti e macchinari, che beneficiano nel periodo compreso tra gennaio 2017 e marzo 2019 di una crescita aggiuntiva di 2,3 punti percentuali in media mensile delle posizioni di lavoro dipendente rispetto a quanto si sarebbe verificato in assenza degli investimenti.
Seguono, al secondo posto, gli impiegati (+0,7%) e le professioni ad alta qualifica dedicate a mansioni scientifiche (+0,7 %), davanti a quelle ad alta qualifica ma con mansioni non scientifiche (+0,5%), e alle professioni non qualificate (+0,4%). Queste dinamiche così differenziate sono coerenti con il quadro complessivo delle assunzioni che in Italia, negli stessi anni considerati dall’analisi, sono cresciute maggiormente proprio tra le “tute blu” e gli impiegati, e molto meno sia per le professioni ad alta qualifica sia per quelle non qualificate. In altre parole, l’effetto sulle assunzioni indotto dagli investimenti in beni strumentali 4.0 è stato complessivamente quello di aver accentuato dinamiche già in atto nel mercato del lavoro italiano.
Diverse le conclusioni nel caso delle cessazioni indotte dagli investimenti in beni strumentali 4.0. In questo caso, infatti, le nuove tecnologie non risultano aver accelerato la distruzione di posizioni di lavoro in atto nel mercato del lavoro, che, analogamente alle assunzioni, si concentra soprattutto tra le “tute blu” e gli impiegati; al contrario, esse hanno contributo positivamente, anche se in maniera contenuta, a limitare l’impatto negativo almeno per questi ultimi (-0,5 p.p. in media al mese), mentre l’effetto è stato nullo per le prime.
I risultati modesti prodotti dagli investimenti in tecnologie 4.0 sulla domanda di figure professionali ad alta qualifica, le cui mansioni cognitive non routinarie dovrebbero essere tra quelle maggiormente richieste in un contesto di automazione crescente dei processi produttivi, sono dovuti allo scarso ricorso a queste figure professionali da parte di realtà produttive di dimensioni ridotte: l’effetto sulle assunzioni è infatti stimato nullo o del tutto marginale non solo per le micro-imprese, ma anche per le piccole e medie aziende italiane che hanno investito in tecnologie 4.0. Di contro, il ricorso a queste figure professionali è cresciuto, e in modo molto rilevante, tra le grandi imprese che hanno abbracciato la trasformazione digitale: +8,0 punti percentuali in media mensile l’effetto sulle assunzioni per i lavoratori qualificati con mansioni scientifiche, +5,0 punti per le restanti professioni intellettuali.
L’iperammortamento
Dal 2017 il Governo italiano, all’interno del cd. Piano Nazionale Industria 4.0 (poi rinominato Piano Nazionale Impresa 4.0), sostiene la domanda di investimenti privati in beni strumentali alla trasformazione digitale delle imprese. Fino al 2019, la principale misura di agevolazione – denominata iper-ammortamento – è consistita in una maggiorazione a fini fiscali del costo per gli acquisti di beni d’investimento materiali che incorporano tecnologie per la raccolta, l’elaborazione e la trasmissione dei dati, in base all’elenco contenuto nell’Allegato A alla Legge di bilancio 2017.
Per gli anni 2017 e 2018, la maggiorazione è stata pari al 150% senza limiti all’investimento agevolabile, che è equivalso a un risparmio d’imposta pari a 36.000 euro su tutto il periodo di ammortamento per ogni 100.000 euro di investimento. Nel 2019, invece, l’agevolazione fiscale è stata rimodulata sulla base dell’ammontare dell’investimento realizzato, passando da una maggiorazione del 170% per la quota d’investimento fino a 2,5 milioni di euro, a una del 150% per la quota compresa tra 2,5 e 10 milioni di euro, a una del 50% per la quota oltre i 10 milioni e fino al limite di 20 milioni. La Legge di bilancio 2020 ha ulteriormente cambiato l’agevolazione, trasformandola in credito d’imposta per un periodo fisso di cinque anni: pari al 40% per investimenti fino a 2,5 milioni e al 20% per la quota compresa tra 2,5 e 10 milioni.
L’agevolazione fiscale è stata, fin dalla sua introduzione, aperta a tutte le imprese con sede legale in Italia, senza vincoli settoriali, geografici o di dimensione. A partire dal 2019 esiste un vincolo di localizzazione dell’investimento agevolato: esso deve afferire a strutture produttive localizzate all’interno del territorio italiano. In ogni caso, per poter godere dell’agevolazione a partire da un determinato anno di imposta, è necessario dimostrare non solo l’acquisto del bene, ma anche la sua interconnessione all’interno del sistema IT aziendale entro il 31 dicembre di quell’anno.
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